Nun berichtet erneut nach 2002, das die identischen Leute wie damals, den Drogen Export nach Italien um über 300 % steigerten, ebenso die Produktion und Alles ist reine Show, hoch krimineller Gangster, die sich Politiker nennen.
Die Chefs der Drogen und Terroristen Finanzquellen bei einer Hochzeit: Edi Rama und Recep Erdogan
Alles EU, US und Weltbank finanziert, diese Verbrecher Kartelle, wobei ausl. Politiker die Lehrmeister sind und waren, wie man möglichst viel Geld stiehlt.
Das System hält bis heute an, gehört zum Edi Rama Betrugs und Verbrecher Kartell, wie Ilir Meta, und der Drogen Boss: "Pablo Escobar" des Balkans: Klement Balili zeigt, die heutige Bürgermeisterin von Sarande Florinje Koka gehört zum Verbrecher Kartell. Albanischer Promi Gross Gangster mit Edmond Panariti: Agrar Minister “Santa Quaranta“ Ilir Meta, Arben Ahmeti, Klement Balili: Albanias Mafia und Koko Kokodhemi Drogen Baron: Klement Balili- Edi Rama: Rhodos
Der identische Fall in Durres, mit der Shullazi Bande, dem Innenminister, Phantom Gerichts Verhandlungen rund um das Hotel "Vollga" Die USA duldeten wie Bonn/Berlin, Europa diese Verbrechen, rund um Geldwäsche, als Drogen Verteil Stelle, weil man Albanien als "Schwarzes Loch" benötigte, wie den Kosovo und für Terroristische Einsätze im Ausland: siehe Beg Rizaj (natürlich US Pass) und Kollegen die im Mai 2015 in Kumanova bei einem ihrer Terror Einsätze eliminiert wurden. Identischer Fall, identische Gegend, Richter aus Vlore: Grundstücke wurden beschlagnahmt der PDUI Mafia, der Brüder Jani Qirici, Thanas Qirici und des Vlore Richters: Astrit Shema Narcos dall’Adriatico
Oltre mille le piantagioni
La guardia di finanza controlla con gli aerei le roccaforti dei trafficanti celate in Albania
I
dati delle missioni nel 2015: raddoppiate le distese di cannabis
dinanzi alla PugliaLa produzione supera le mille tonnellate, scattano i
sequestri. I clan lasciano Lazarat
Piantagioni
raddoppiate nel giro di due anni, un business criminale gestito con
criteri manageriali per incrementare un giro d’affari da miliardi di
euro, una produzione che ormai sfonda il muro delle mille tonnellate
annue, basi logistiche spostate in zone meno accessibili per celare le
leve di un ingranaggio che alimenta il narcotraffico mondiale: è lo
scenario che si apre dinanzi alla Puglia, così come affiora dalle
indagini della guardia di finanza. Che, grazie a un accordo
internazionale e a una serie di missioni condotte dall’alto, è riuscita a
documentare la presenza nel 2015 di 1.200 piantagioni di marijuana in
territorio albanese. E se nel biennio 2013/2014 la capitale
internazionale della cannabis era Lazarat, adesso le cose sono cambiate:
i clan avrebbero infatti spostato materia prima e basi logistiche nella
zona di Scutari, più difficile da controllare.
Gli ultimi tre anni
La
lotta al narcotraffico dei Balcani passa inevitabilmente per la Puglia,
porta d’accesso al grande mercato europeo, crocevia strategico per le
organizzazioni che lucrano carrellate di denaro attraverso un business
che non accusa flessioni e, al contrario, viene alimentato con
strumenti sempre più innovativi e sofisticati. Per questo l’operazione
della guardia di finanza si rivela decisiva per l’azione di contrasto,
in quanto consente di tracciare un quadro preciso della situazione
sull’altra sponda dell’Adriatico: nel 2015 sono state scoperte 243 mila
piante di cannabis nel corso di un’attività che ha portato
all’esplorazione del 15,83 per cento del territorio albanese. Numeri in
aumento rispetto all’anno precedente, quando le piantagioni individuate
furono 815 e le piante 165 mila. Nel 2013 invece furono rilevate 305
piantagioni e 81.300 piante di cannabis al termine di un’esplorazione
complessiva del 12,5 per cento dell’Albania.
Le nuove basi
All’epoca
la roccaforte dei narcotrafficanti era Lazarat, poco più di tremila
abitanti nel distretto di Argirocastro, una cittadina fino a poco tempo
fa inaccessibile, dove veniva prodotta la marijuana destinata al mercato
europeo. La situazione ora è cambiata, le forze di polizia albanesi
hanno inferto duri colpi alle organizzazioni che gestiscono l’affare. Al
punto che i clan sono stati costretti a spostarsi: i riflettori adesso
sono puntati su Scutari e dintorni, dove le cosche avrebbero trasferito
le proprie basi per evitare l’offensiva delle forze dell’ordine.
Sceriffi dai cieli
Gli
investigatori puntano sui controlli dall’alto. Le missioni in Albania
della guardia di finanza sono scattate grazie a un accordo del 2012
mirato a contrastare la criminalità organizzata. Le perlustrazioni
vengono effettuate con aerei P166DP1 muniti di sensori “Tabi e Casi”: il
primo percepisce anche le più piccole differenze di temperatura (in un
range che va dai -20 ai 110 gradi); l’altro consente di acquisire
immagini iperspettrali ad alta risoluzione. In questo modo i militari si
trasformano in autentici sceriffi dei cieli: l’aereo ha una serie di
botole attraverso le quali viene eseguita la fotorilevazione con
apparecchi da 80 megapixel. Il materiale viene poi elaborato da un team
di esperti della Seconda Università di Napoli: il risultato è una mappa
dettagliata della situazione sul territorio.
Le indagini
Attraverso
la lettura dei dati gli investigatori possono fare luce anche sulle
nuove strategie delle cosche. Che adesso puntano sulla delocalizzazione
delle piantagioni. La produzione è aumentata e ha superato le mille
tonnellate annue, il traffico passa comunque attraverso la rotta
adriatica: la marijuana viene immessa sul mercato europeo con gommoni e
motoscafi in grado di attraversare il canale d’Otranto in poche ore, ma
negli ultimi tempi i sequestri da parte delle forze dell’ordine sono
diventati sempre più frequenti grazie all’apporto del nucleo di
frontiera marittima della guardia di finanza dislocato dall’altra parte
dell’Adriatico.
Il Dipartimento Usa
La
situazione viene monitorata con estrema attenzione in tutta Europa, ma
non solo. I nuovi scenari del narcotraffico sono analizzati anche negli
Stati Uniti. In un rapporto annuale del Dipartimento di Stato l’Albania
viene definita Paese ancora «fonte di produzione della marijuana e un
luogo di transito per la cocaina e l’eroina destinate ai mercati
europei». Nel dossier si sottolinea come le autorità albanesi abbiano
eseguito numerosi sequestri grazie alla collaborazione con gli italiani.
Proprio attraverso questo fronte investigativo comune solo nel 2015
sono stati apposti i sigilli a poco meno di sette tonnellate di
marijuana, mentre 690 mila piante sono state distrutte e 44 ettari (pari
a circa 62 campi da calcio) sono stati sequestrati insieme a 55,3
chilogrammi di eroina.
4 giugno 2016 | 08:38
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